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L’impegno della Polizia ferroviaria per ‘viaggiare sicuri’

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I numeri dell'impegno di una specialità della Polizia di Stato che garantisce la sicurezza dei viaggiatori e non solo

Sono state oltre 98mila le pattuglie della Polizia di Stato che nello scorso anno hanno prestato servizio nelle stazioni e quasi 54.000 quelle a bordo di un treno. Sempre nel 2014 sono stati scortati 118.823 convogli ferroviari (con una media di circa 350 treni al giorno) e predisposti 15.975 servizi antiborseggio in abiti civili, negli scali e sui convogli.

Sono queste alcune delle cifre diffuse dalla Polizia di Stato, che danno il senso dell'ampiezza dell'attività svolta nelle stazioni e sui convogli dal servizio di Polizia ferroviaria (Polfer) nell'anno appena concluso, per garantire la sicurezza dei viaggiatori. Questo impegno ha portato all'arrestato di 1.444 persone, con lo svolgimento di 831.000 controlli.

Vediamo ancora alcune attività nel dettaglio: oltre ai consueti servizi di vigilanza e scorta congiunta sui treni transfrontalieri - con il concorso delle polizie europee in particolare di Austria e Germania - anche prevenire l'immigrazione clandestina, l'attività della Polfer si è focalizzata sul contrasto ai furti di rame, che in ambito ferroviario possono significare ritardi alla circolazione dei treni e consistenti disagi per i viaggiatori.

Su questo versante i numeri sono consistenti: 2.821 controlli ai centri di raccolta e recupero metalli, 10.462 servizi di pattugliamento delle linee ferroviarie ed 1.275 servizi di controllo su strada a veicoli sospetti. Tutto ciò ha consentito il recupero di oltre 62 tonnellate di provenienza furtiva di  'oro rosso', come viene ormai definito il rame, e l'arresto di 83 persone. Il fenomeno in ambito ferroviario ne è risultato ridimensionato con un calo di furti del 20% ed una riduzione delle quantità di rame sottratte del 27% rispetto all'anno precedente.

Nel corso del 2014 il personale della Specialità ha rintracciato 1.227 persone scomparse di cui 940 minori. C'è, poi, un'attività di prevenzione importante per questa specialità della Polizia: intercettare i possibili pericoli sui binari, se si pensa che nel primo semestre dell'anno concluso si sono registrate 46 vittime di investimento, di cui 8  ragazzi di età inferiore ai 25 anni.

Proprio per questo motivo la Polizia ferroviaria ha realizzato per i giovani diverse iniziative di educazione alla sicurezza in ambito ferroviario con le campagne 'train…to be cool, 'Non calpestiamo la riga gialla. Restiamo in campo' (in collaborazione con l'Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie e la Federazione italiana pallacanestro) e 'Per andare avanti fai un passo indietro' (in collaborazione con l'Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie e la Federazione italiana rugby), rivolte ai più piccoli.

Infine occorre ricordare come in due occasioni l'intervento degli operatori della Polfer hanno consentito di salvare la vita a cittadini colti da arresto cardiaco. La conoscenza delle tecniche di rianimazione e l'uso del defibrillatore da parte degli operatori di Polizia si sono rivelati decisivi, salvando  8 persone negli ultimi cinque anni. Da qui l'iniziativa, in collaborazione con l'Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie e l'Associazione nazionale medici cardiologi ospedalieri, per la fornitura di 60 defibrillatori per i posti Polfer presso le stazioni ferroviarie, comprendendo la formazione per il personale della Polizia.



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Luigi Palamara
Giornalista, Direttore Editoriale e Fondatore di MNews.IT
Cell.: +39 338 10 30 287
il Corriere dell'Informazione 

PINO DANIELE. UN ORIZZONTE SCONFINATO NELLE MALINCONIE DEL SUD - DI PIERFRANCO BRUNI

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Già, Pino Daniele ha preso il largo tra gli orizzonti degli sconfinati attraversamenti. Come un cielo lacerato nelle nostalgie del Sud che ha la musica come anima e tempo. Non c'è più un altro amico sincero. Un altro amico con il quale raccontavamo pezzi di Mediterraneo.
Una malinconia tutta mediterranea nell'incastro dei suoni che richiamano echi che sembrano giungere da mari distanti o dai confini dai vicoli che intonano voci. Le voci di una Napoli che non è soltanto una città o un luogo tra gli intagli di tradizioni. Ma un essere, e da questo essere parola e suono si sprigiona una musica che è blues, ma è sostanzialmente una parola che recupera tutto il tempo dell'ascolto.

Una mediterranea malinconia quella di Pino Daniele. Una generazione che si è spezzata in quella archeologia dei linguaggi che riporta tocchi di una radicata cultura popolare. Una cultura che ha ritmi di paesi e popoli, di civiltà e tradizioni, di scavi e di elementi che hanno una magia che è lettura popolare, certamente, come ho già detto, ma hanno bassi e alti, nostalgie e acuti che restano come modelli di un archetipo che è un luogo chiaramente, ma è soprattutto un essere. Ovvero  un etnos che si dilata lungo il viaggio di una città metafisica.

Questo mediterraneo diffuso, in fondo, ha la voce calda del tempo nel graffio della memoria.
Pino Daniele è stato un costruttore di immagini che non si vedono soltanto, ma si sentono, si avvertono, si dilatano nel circuito breve e/o lungo di una vita vissuta per essere raccontata come mosaico di tradizione.

Quella sua voce aveva qualcosa di labirintico. Le parole una calda frustata del vento dei mari e dei deserti. Frustate di caldo in un Sud immaginario reale immenso straordinario spericolato vero. Una voce.  E non per cantate soltanto, ma per narrare una Fabula nell'antico e nel moderno della sensualità onirica. Un luogo è un posto dove fermarsi per abitarlo o dove potersi abitare.

Pino Daniele ha abitato il luogo dell'anima che è l'anima di un mediterraneo diffuso dentro una città. Una città? Un cuore pulsante tra le emozioni e le sensazioni. Già un "cuore"! Attraverso la parola e i suoni ha raccontato l'insieme di etnie diffuse in una civiltà di miti simboli leggende amori mediterranei.
Quei suoni restano spazio - parola. Una dimensione che ha segnato la misura della memoria. Proprio da questo punto di vista la lettura è antropologica. Antropologia che è sostanza di un tempo indecifrabile e indefinibile. Ma la sua esistenza musicale è stata sempre un cercare. Oltre i luoghi vissuti e passati. Oltre l'essere nel presente con un canto che resta come un costante cantico.



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Luigi Palamara
Giornalista, Direttore Editoriale e Fondatore di MNews.IT
Cell.: +39 338 10 30 287
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Quel ..."Mascalzone Latino" di Pino Daniele ci ha lasciati

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QUEL…" MASCALZONE LATINO" DI PINO DANIELE

Domenico Salvatore

 

La notizia dell'Ansa- ''Il nero a metà, l'americano della nuova Napoli che sognava di veder passare la 'nuttata', il mascalzone latino, il Lazzaro felice, l'uomo in blues, il musicante on the road, il neomadrigalista, cantautore che negli anni in cui dominava il messaggio non mise mai in secondo piano la musica, pur avendo cose da dire, e che cose''. E' l'autoritratto', sul suo sito ufficiale, di Pino Daniele, stroncato da un infarto ieri sera alla vigilia dei 60 anni, che avrebbe compiuto il 19 marzo.
    Inventore di quel sound inconfondibile, tra sonorità blues, rock, jazz e la tradizione napoletana, diventato il suo marchio di fabbrica in Italia e nel mondo, Pino (all'anagrafe Giuseppe) Daniele nasce a Napoli il 19 marzo 1955. L'esordio nel 1977 con Terra mia: il brano che apre il disco, 'Napule' è diventa il manifesto della speranza e delle disillusioni di una generazione. Il 1979 è l'anno di 'Je so' pazzo' e di capolavori come 'Je sto vicino a te', 'Il mare', 'Putesse essere allero'. 'Nero a metà', del 1980, è l'album del grande successo, l'incrocio definitivo tra il blues dei neri americani e la musica popolare napoletana, simbolo del meticciato sociale, culturale e artistico, tra 'Alleria' e 'A me me piace 'o blues'.
    Il 19 settembre 1981, l'apoteosi in piazza del Plebiscito, con 200 mila persone ad ascoltare Pino sul palco con Tullio De Piscopo, Joe Amoruso, Rino Zurzolo, Tony Esposito, James Senese.
    E' la consacrazione del 'neapolitan power'.
    Arrivano un altro lp epocale, come 'Vai mò' (1981), e brani come 'Yes I know my way', 'Viento 'e terra'. 'Bella 'mbriana', del 1982, coinvolge jazzisti del calibro di Wayne Shorter ed Alphonso Johnson, continuando a mischiare napoletano, italiano ed inglese, 'Tutta 'n'ata storia' e 'I got the blues'. Due anni dopo, 'Musicante' incontra le percussioni brasiliane di Nanà Vasconcelos, la tromba di Don Cherry e i suoni d'Africa, affrontando temi-tabù come quelli del contrabbando in mano alla camorra in Stella nera.
    Dopo aver aperto nel 1980 il concerto milanese di Bob Marley, per Pino arriva la consacrazione sulla grande scena internazionale, con il Festival di Montreux, il Canada, l'Olympia di Parigi, il Festival di Varadero a Cuba e l'Arena di Verona. Intanto continua la collaborazione con l'amico Massimo Troisi, per cui scrive le colonne sonore di Ricomincio da tre ('81) e Le vie del signore sono finite ('87), poi il capolavoro di Quando, scritta con l'amico per Pensavo fosse amore e invece era un calesse ('91).
    Con 'Mascalzone latino' ('89) Pino Daniele torna all'acustico, poi negli anni Novanta ancora una svolta, con 'Un uomo in blues' ('91) in cui ''O scarrafone' denuncia la xenofobia e il titolo del disco gioca con un nuovo appellativo per il cantautore. Ospiti d'eccezione: Chick Corea, Ralph Towner, ma anche Bruno De Filippi. Nel 1993 a Cava de' Tirreni un altro concerto storico, che poi diventerà l'album live 'E sona mo''.Da sempre aperto alle collaborazioni, da Jovanotti a Chick Corea, Pino Daniele suona con artisti del calibro di Yellow Jackets, Mike Manieri, Danilo Rea, Mel Collins, Pat Metheny.Nell'estate 2002 ha l'idea di una tournée con Fiorella Mannoia, Francesco De Gregori e Ron, che diventa un cd e un dcd, In tour.'Passi d'autore '(2004) è forse il più ambizioso dei suoi progetti, tra omaggi a Che Guevara, Django Reinhardt e Maradona, tra world music e il richiamo ai madrigali di Gesualdo da Venosa. 'Iguana cafè' (2005) è una sintesi, spiega il sottotitolo, di 'Latin blues e melodie' che riprende 'It's now or never', ovvero ''O sole mio'. Con 'Il mio nome è Pino Daniele e vivo qui' (2007) ritrova Tony Esposito e prepara la strada al triplo cd antologico con inediti 'Ricomincio da 30', che cita Troisi e riforma il supergruppo (Tullio De Piscopo, James Senese, Tony Esposito, Rino Zurzolo e JoeAmoruso) con l'aggiunta di Chiara Civello e Al di Meola. L'8 luglio il gruppo espugna di nuovo piazza del Plebiscito, ma stavolta ci sono pure Giorgia, Irene Grandi, Avion Travel, Nino D'Angelo, Gigi D'Alessio. Sono storia recente Electric jam del 2009 e Boogie boogie man dell'anno successivo. Infine, il trionfo di Nero a metà, con sessanta musicisti e gli amici di ieri e di oggi, riuniti a settembre scorso all'Arena per celebrare un'avventura lunga oltre trent'anni, iniziata tra i vicoli del centro storico di Napoli per approdare sulla scena mondiale. (ANSA).

QUELL'INVENTORE DEL SOUND INCONFONDIBILE, TRA SONORITÁ BLUES, ROCK, JAZZ E LA TRADIZIONE NAPOLETANA, DIVENTATO IL SUO MARCHIO DI FABBRICA IN ITALIA E NEL MONDO

Il commento alla notizia- Il leggendario cantautore era a Magliano, in Toscana, con la famiglia. Ha avuto un infarto nella notte, la corsa in ospedale è stata inutile. Avrebbe compiuto 60 anni il 19 marzo. Se ne va con Pino Daniele, uno dei più grandi artisti della canzone napoletana. Napule è…Terra mia. Quanno chioveJe' so pazzo,   'Na Tazzullela 'E caffe, 'O Scarrafone. Napoli-Pino Daniele; Pino Daniele-Napoli. Un'equazione indissolubile. Non ci stancavamo mai di ascoltarlo sulle spiagge assolate; in discoteca, al Pub, nei Supermarket, sui pullman, alla stazione, sulla nave, in macchina ed in televisione, ma soprattutto al computer. Lì, nessuno ci deve imbonire od accalappiare con le moine, le smancerie e le coccole. Una cuffia, un click e…vaiii!!! Ognuno si sceglie la musica che voglia; il cantante o la cantante che preferisce, per carità! A noi Pino Daniele, ci faceva sognare. Un timbro di voce originale, inusuale, affascinante, emozionante. Siamo vissuti, anche con lui; ascoltando le sue canzoni, che in qualche modo hanno ritmato la nostra vita. Insieme a tanti altri cantanti, attori, attrici, calciatori, presentatori, registi, films, la radio, la televisione, il computer, i telefonini, i blue jeans, la minigonna,  i Festival canori e cinematografici, l'Euro, i campionati italiani, europei, mondiali, non solo di calcio e così via.

D'acchito… risuonano nel vestibolo, gli strumenti classici della canzone napoletana:Mandolino, Chitarra, Calascione (nome assunto dal liutaio Calace) una sorta di antesignano del moderno basso, Triccheballacche, uno strumento a percussione in legno e piattini in alluminio. A questi si aggiungono tamorre (specie di tamburi) e tamburelli, caccavella o putipù, "Castagnelle" (nacchere) ed altri strumenti di fattura spesso artigianale. Incudine, staffa e martello, timpani e padiglione auricolare ci riportano…Enrico Caruso, Roberto Murolo, Plácido Domingo, José Carreras, Renato Carosone, Mina, Renzo Arbore, Mia Martini, Luciano Pavarotti. Ma poi, in maniera più organica…Mario Abbate, Francesco Albanese, Alberto Amato, Renzo Arbore, Antonio Basurto, Alberto Berri, Andrea Bocelli, Ada Bruges, Sergio Bruni, Franco Capaldo, Renato Carosone, Enrico Caruso, Fausto Cigliano, Gigi D'Alessio, Nino D'Angelo,  Pino Daniele,  Umberto Davide,  Sal da Vinci,  Eduardo De Crescenzo, Teresa De Sio, Peppino di Capri, Gegè Di Giacomo, Salvatore Di Giacomo, Elvira Donnarumma, Aurelio Fierro, Gigi Finizio,  Peppino Gagliardi, Nunzio Gallo, Beniamino Gigli, Armando Gill, Giuseppe Godono, Enzo Gragnaniello, Gianni Lamagna, Monica Sarnelli, Pina Lamara, Consiglia Licciardi,  Peppe Licciardi, Angela Luce, Miranda Martino, Mario Merola, Mina, Gilda Mignonette, Ernesto Murolo, Roberto Murolo, Nuova Compagnia di Canto Popolare, Maria Nazionale, Tullio Pane, Salvatore Papaccio, Amedeo Pariante, Vittorio Parisi, Mario Pasqualillo,  Gennaro Pasquariello, Mario Pinto, Massimo Ranieri, Furio Rendine, Franco Ricci, Enzo Romagnoli, Giacomo Rondinella, Ferdinando Russo, Vincenzo Russo, Federico Salvatore, Lina Sastri, Tito Schipa, Valentina Stella, Ferruccio Tagliavini, Nino Taranto, Totò, Mario Trevi, Gabriele Vanorio, Bruno Venturini, Claudio Villa, Alma megretta, Clementino Tony Tammaro. Ed ovviamente tantissime canzoni classiche e storiche…"Santa Lucia (1848), di Teodoro Cottrau e Enrico Cossovich;Funiculì funiculà (1880), di Luigi Denza su testo del giornalista Giuseppe Turco;Era de maggio (1885), di Mario Costa su testo di Salvatore Di Giacomo; Marechiare (1886), di Francesco Paolo Tosti su testo di Salvatore Di Giacomo;Scetate (1887), di Mario Costa su testo di Ferdinando Russo; Comme te voglio amà (1887), di Vincenzo Valente; 'E spingole frangese (1888), di Enrico De Leva su testo di Salvatore Di Giacomo;Lariulà (1888), di Mario Costa su testo di Salvatore Di Giacomo;Catarì (1892), di Mario Costa su testo di Salvatore Di Giacomo;'A vucchella (1892), di Francesco Paolo Tosti su testo di Gabriele D'Annunzio;Carcioffolà (1893), di Eduardo Di Capua su testo di Salvatore Di Giacomo; Serenata napulitana (1897), di Mario Costa su testo di Salvatore Di Giacomo; 'O sole mio (1898), di Eduardo Di Capua su testo di Giovanni Capurro;Maria Marì (1899), di Eduardo Di Capua su testo di Vincenzo Russo;La macchiettaUna modalità molto popolare di esecuzione della canzone napoletana, nata già verso la fine dell'Ottocento, fu la "macchietta". Il termine deriva dal modo di descrivere personaggi e situazioni come fosse in uno schizzo abbozzato in modo caricaturale. Fra gli autori ed interpreti di questo genere vanno ricordati Nicola Maldacea, Nino Taranto e Vittorio Marsiglia.A dimostrazione del successo e dell'importanza della canzone napoletana ottocentesca, il brano Palummella zompa e vola (1873) fu addirittura proibita per i suoi evidenti contenuti sovversivi, poiché alludeva alla libertà. Per questo motivo, gli autori ne cambiarono il testo anche se il popolo napoletano continuò a cantarne l'originale versione. La prima metà del Novecento. Sulla scia del successo raggiunto nel XIX secolo, agli inizi del Novecento si annoverano altre importanti canzoni divenute anch'esse famose in tutto il mondo.Voce 'e notte (1904), di Ernesto De Curtis su testo di Edoardo Nicolardi;Comme facette mammeta (1906), di Salvatore Gambardella su testo di Giuseppe Capaldo;Core 'ngrato (1911), di Salvatore Cardillo su testo di Alessandro Sisca; 'O surdato 'nnammurato (1915), di Enrico Cannio su testo di Aniello Califano;Reginella (1917), di Gaetano Larna su testo di Libero Bovio;Lacrime napulitane (1925), di Francesco Buongiovanni su testo di Libero Bovio; 'O paese d' 'o sole (1925), di Vincenzo D'Annibale su testo di Libero Bovio. Dicitencello vuje (1930), di Rodolfo Falvo su testo di Enzo Fusco; Parlami d'amore Mariù (1932), di Ennio Neri su testo di Cesare Andrea Bixio; Ma nemmeno quest'elenco offre esaustivamente ed in maniera esauriente, il quadro esatto dei tantissimi autori e protagonisti della Canzone Napoletana…Case editrici musicali: La Canzonetta.Nata nel 1901 per opera di Francesco Feola, La Canzonetta ha curato la pubblicazione e la diffusione di canzoni di autori come Libero Bovio, Gigi Pisano, Luigi Cioffi, Totò e molti altri. Tra le canzoni del catalogo de La Canzonetta possono citarsi Malafemmena, Munasterio 'e Santachiara, 'A tazza 'e café, Ciccio Furmaggio, Indifferentemente, Reginella. Bideri. La Ferdinando Bideri è una casa editrice napoletana, ed è una delle più importanti nella storia della musica leggera italiana: ha avuto un ruolo importante nella storia della canzone napoletana e conserva buona parte dei ricordi e del materiale originale dell'epoca: dischi, partiture originali, cupielle, canzoni scritte a mano. La casa editrice venne fondata nel 1876 dal barone Ferdinando Bideri (Napoli, 1851 - Napoli, 14 luglio 1930): il nonno Giovanni Emanuele Bidera aveva già avuto esperienze come editore musicale già all'inizio del secolo, stampando tra l'altro un libro e due libretti d'opera.Con l'espressione canzone napoletana si identifica la musica popolare originaria di Napoli. Il repertorio, fonte Wikipedia che va dagli inizi dell'XIX secolo all'immediato secondo dopoguerra, costituisce invece la canzone classica napoletana ed essa rappresenta uno dei punti d'eccellenza della canzone italiana, divenuti nel corso degli anni simbolo dell'Italia musicale nel mondo. I brani del periodo sono stati interpretati nel corso del tempo da numerosi interpreti di fama mondiale i quali hanno contribuito alla diffusione della canzone napoletana. Si ricordano Enrico Caruso, Roberto Murolo, Plácido Domingo, José Carreras, Renato Carosone, Mina, Renzo Arbore, Mia Martini, Luciano Pavarotti e tanti altri.Nonostante sia una musica popolare, quindi di tradizione orale, secondo alcuni musicologi appartiene eccezionalmente alla musica popolare.Storia. Origini- L'origine della canzone napoletana si colloca intorno al XIII secolo, quindi ai tempi della fondazione dell'Università partenopea istituita da Federico II di Svevia (1224), della diffusione della passione per la poesia e delle invocazioni corali dalle massaie rivolte al sole, come espressione spontanea del popolo di Napoli manifestante soprattutto la contraddizione tra le bellezze naturali e le difficoltà oggettiva di vita; si sviluppò già nel XV secolo quando la lingua napoletana divenne la lingua ufficiale del regno e numerosi musicisti, ispirandosi ai cori popolari, iniziarono a comporre farse, frottole, ballate, e ancora maggiormente dalla fine del Cinquecento, quando la "villanella alla napoletana" conquistò l'Europa, sin alla fine del Settecento. Questa espressione artistica popolare era allora carica di contenuti positivi ed ottimistici e raccontava la vita, il lavoro ed i sentimenti popolari.Il XVI e la villanella. In particolar modo la "villanella alla napoletana" rappresentò un primo antefatto fondamentale per gli sviluppi della canzone napoletana ottocentesca, sia per la sua produzione originariamente popolaresca ben accolta dalla classe colta, sia per il suo carattere scherzoso e l'ampio spettro componentistico, che variava dalla polifonia all'accompagnamento strumentale per una sola voce. La più famosa villanella è probabilmente ' Si li femmene purtassero la spada. Il XVII e il XVIII- Il Seicento vide sfiorire la villanella ed apparire i primi ritmi della tarantella, con la celebre Michelemmà, che pare addirittura ispirata da una canzone di origine siciliana, ma comunque attribuita al poeta, musicista, pittore, incisore ed attore Salvator Rosa. Nel secolo successivo si rintraccia un secondo antefatto della canzone napoletana ottocentesca, rappresentato sia dalla nascita dell'opera buffa napoletana che influenzò non solo il canto ma anche la teatralità delle canzoni, sia per le arie dall'opera seria che divennero un faro per la produzione popolaresca. Intorno al 1768 autori anonimi composero Lo guarracino, divenuta una delle più celebri tarantelle, rielaborata come molte altre canzoni antiche nel secolo seguente. La canzone classica napoletana (1839-1970). Altri due elementi catalizzanti la propagazione ed il successo dell'attività musicale furono innanzitutto la nascita, intorno ai primi dell'Ottocento di negozi musicali e di case editrici musicali come: Guglielmo Cottrau, Bernardo Girard, Calcografia Calì, Fratelli Fabbricatore, Fratelli Clausetti e Francesco Azzolino, che ebbero il merito di recuperare, raccogliere, riproporre talvolta aggiornandoli, centinaia di brani antichi. Un secondo veicolo di diffusione della canzone fu costituito dai cosiddetti "posteggiatori", ossia dei musici vagabondi che suonavano le canzoni o in luoghi al chiuso o davanti alle stazioni della posta o lungo le vie della città, talvolta spacciando anche le "copielle", fogli contenenti testi e spartiti dei brani parzialmente modificati. Per quanto riguarda gli elementi caratterizzanti, invece, fra la seconda metà dell'XIX secolo, così come la prima metà del Novecento, la canzone fu oggetto di inclusione, nei suoi temi, di decadentismo, pessimismo e drammatismo ad opera di intellettuali che ne modificarono lo spirito originario. In quel periodo i maggiori musicisti e poeti si cimentano nella composizione di numerose canzoni ponendo le basi per la nascita della canzone classica napoletana, pietra miliare della canzone italiana ed uno dei repertori più conosciuti all'estero. Nel secondo dopoguerra, invece, domina la scena lo stile di Renato Carosone che mescola ai ritmi della tarantella le melodie e gli strumenti tipici del jazz, contribuendo così ancor di più all'esportazione in America della canzone napoletana. Contributo importante anche quello di Aurelio Fierro, vincitore di cinque Festival di Napoli, che ottiene molto successo con 'A pizza e Guaglione. Tra i rappresentanti della canzone melodica, invece, spiccano i nomi dei cantanti Sergio Bruni, Mario Abbate, Mario Merola, Maria Paris, Mario Trevi, Franco Ricci, Giacomo Rondinella, Nunzio Gallo, che danno un forte contributo arricchendo il repertorio napoletano della seconda metà del '900, portando al successo brani come Malafemmena, Indifferentemente, Vierno, Luna rossa, parallelamente all'incisione dei brani del repertorio classico della prima metà del '900.Gli anni settanta-Pino Daniele. Tramontato il Festival, e chiusa la stagione del repertorio classico, la canzone napoletana si adegua alle esigenze del tempo, vengono ripresi ed attualizzati i temi della sceneggiata; Mario Merola, pur rimanendo legato alla canzone tradizionale, è il principale interprete di questa nuova tendenza, seguito da Pino Mauro, Mario Trevi e Mario Da Vinci. Parallelamente a questo fenomeno, Bruno Venturini rilegge in chiave lirica i più famosi brani del repertorio classico della canzone napoletana, dando vita ad una significativa opera antologica (con brani che vanno dal 1400 ai giorni nostri), nella continuità del bel canto italiano nel mondo, che ha avuto nel grande tenore Enrico Caruso la sua massima espressione vocale. Intanto il fermento musicale di quell'epoca è avvertito anche da nuovi autori come Eduardo De Crescenzo, Alan Sorrenti, Enzo Gragnaniello e Pino Daniele che daranno un'impronta nuova alla musica partenopea, seppur con musicalità diverse. Proprio quest'ultimo, scrisse nel 1977 alcune delle più famose canzoni napoletane successive al secondo dopoguerra: Napule è, Terra mia, Je so' pazzo e Na tazzulella 'e cafè.Ancora in questo periodo, nascono gli Osanna, che percorrono la strada delle opere rock, e Napoli Centrale con James Senese, i quali intessono una interessante fusione di generi.

Gli anni ottanta

La sceneggiata napoletana che Mario Merola era riuscito a resuscitare negli anni settanta pian piano sparisce di nuovo, anche se tenuta in vita per un certo periodo da Nino D'Angelo, venendo sostituita dalla musica neomelodica che ancora oggi in tutto il Sud Italia, particolarmente nelle città di Napoli e Palermo e tra gli emigranti italiani all'estero, ha un discreto successo. Il personaggio che inventò questo genere musicale fu Nino D'Angelo che in questi anni vende milioni di dischi in tutto il mondo e approda sui palcoscenici più importanti Olympia di Parigi, al Madison Square Garden, nello stadio inglese di Wembley e tante altre tappe di importante rilevanza. Nel 1986, Lucio Dalla scrisse una delle canzoni più importanti della sua vita musicale ed una delle più vendute ed interpretate della musica italiana: Caruso.

Gli anni novanta

Renzo Arbore. Nino D'Angelo, dopo un periodo di forte depressione causata dalla morte dei genitori, iniziò a scrivere canzoni che trattavano tematiche di vita quotidiana e di problemi sociali, abbandonando il genere romantico che lo caratterizzò nella giovinezza. Utilizzando una base musicale che risulta essere un misto tra jazz e musica etnica, nacque (per la seconda volta) il Neo-etnico.Negli stessi anni si affermano in ambito nazionale anche gruppi come Almamegretta, 99 Posse, 24 Grana, che rinnovano la canzone napoletana mediante una commistione di musica elettronica, trip-hop e rap. La differenza rispetto alla musica neomelodica sta anche nei testi ad alto contenuto politico (prevalentemente di sinistra). Inoltre in questi anni prima Consiglia Licciardi con Roberto Murolo poi Renzo Arbore con L'Orchestra Italiana riportano in auge la canzone classica napoletana. Renzo Arbore addirittura la riadatta in chiave moderna ricevendo un successo mondiale, scalando le classifiche di vendita e facendo concerti in tutto il mondo.Si ricorda in questo periodo la composizione del brano Cu' mme (1992), scritto da Enzo Gragnaniello e cantato dallo stesso autore partenopeo assieme a Roberto Murolo e Mia Martini.XXI secolo Luciano Pavarotti. I primi anni 2000 sono quelli in cui il genere musicale con lasciti arabi creato da Nino D'Angelo, a cavallo tra gli anni settanta e ottanta continua ad avere molto seguito in ambito locale o più in generale nel sud Italia (prima fra tutte la Sicilia).Da quest'ultima si sono formati molti nuovi interpreti di musica neomelodica, quest'ultima giudicata molto male dalla critica ufficiale, i cui esecutori però non sono conosciuti a livello nazionale, ma solo locale. A livello nazionale la seconda generazione di cantanti neomelodici è rappresentata in primis da Gigi D'Alessio e Gigi Finizio, noti però già negli anni novanta. Definita neomelodica, talvolta è legata strettamente alla criminalità organizzata[.Per quel che riguarda il repertorio classico della canzone napoletana, riconducibile agli anni che vanno dagli inizi dell'Ottocento alla prima metà del Novecento, vede mantenuta stabile la sua rilevanza sullo scenario musicale internazionale grazie alle interpretazioni eseguite dai più grandi tenori del XX secolo, come Luciano Pavarotti, José Carreras, Plácido Domingo e Andrea Bocelli, i quali, in più occasioni, hanno tenuto concerti ed esibizioni che rimembrassero le antiche e tradizionali canzoni partenopee.Non mancano artisti che, sul solco della tradizione classica, innovano la musica napoletana con composizioni interamente originali, tenendosi lontani dal basso stile neomelodico: musical come C'era una volta...Scugnizzi, cantautori come Sal da Vinci, gruppi come la Nuova Compagnia di Canto Popolare o i già citati Almamegretta. Il tutto testimonia come, anche senza considerare i neomelodici, con 500 anni di storia la canzone napoletana sia ancora viva e attuale e rappresenti uno dei massimi vanti della città partenopea nel mondo.".Tutto questo per incorniciare il tempo e lo spazio dove, come e quando si mosse il mitico Pino Daniele. Un grande; un gigante; un colosso. Più di quanto possano dire e scrivere di lui, i moderni ed i contemporanei. Ai posteri, l'ardua sentenza. Questo è anche, un omaggio a tanta grandezza. Domenico Salvatore


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Pronto a diventare Volontario della Croce Rossa Italiana? Sono aperte le iscrizioni. A Pescara iniziamo il 10 gennaio 2015

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Pescara, 05/01/2015


Pronto a diventare Volontario della Croce Rossa Italiana?
Partecipa al prossimo Corso. Sono aperte le iscrizioni. A Pescara iniziamo il 10 gennaio 2015


Il Comitato Locale di Pescara della Croce Rossa Italiana vi invita sabato 10 gennaio 2015 presso la sala Auditorium Castellammare in Viale Bovio 446 alle ore 15.30 alla presentazione del nuovo Corso di Formazione per diventare Volontari nella CROCE ROSSA ITALIANA.

Possono iscriversi tutti, giovani ed adulti, dai 14 anni in su.

Il Corso prevede 18 ore totali di svolgimento.


Tutti coloro che voglio iscriversi al Corso possono contattare il Comitato di Pescara al numero 334 677 8465 o tramite la mail formazione.cripescara@gmail.com.

 

Pronto a diventare Volontario della Croce Rossa Italiana?
Partecipa al prossimo corso base. Sono aperte le iscrizioni.


Per far parte della più grande organizzazione umanitaria al mondo occorre frequentare un corso di accesso base che fornisce le prime nozioni legate alla Storia di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa Internazionale ed alle manovre base di primo soccorso; in seguito ad un esito positivo dell'esame teorico/scritto e pratico conclusivo si diventa a tutti gli effetti volontari di Croce Rossa Italiana.

Successivamente, dopo aver visto quali sono le attività svolte dal Comitato, potrai decidere liberamente in quali e quante attività specializzarvi o, perché no, proporre direttamente delle attività concrete da attivare, sulla base di bisogni rilevati sul territorio.

 

"Essere volontario in Croce Rossa– ha dichiarato il Commissario del Comitato Locale di Pescara, Matteo MATTIOLI, significa poter fare un volontariato professionalizzato e competente, attraverso una formazione costante che permette, a chi lo desidera, di specializzarsi in una o più tra le tantissime attività che Croce Rossa Italiana, Comitato Locale di Pescara, svolge quotidianamente sul territorio: Salute, Sociale, Emergenze, Principi e valori, Giovani e Sviluppo che si concretizza in attività di Protezione civile, Assistenza sanitaria, Unità di strada, Attività socio-assistenziali, Salvataggio in acqua, Soccorso su piste da sci, Unità cinofile, Squadre di supporto psicologico, Assistenza a grandi eventi. Tanti i campi, tante le attività che svolgiamo e che vogliamo incrementare con l'apporto di nuovi Volontari".

 

Il corso vedrà la serata introduttiva il giorno sabato 10 gennaio 2015 presso la sala Auditorium Castellammare a Pescara, in Viale Bovio 446 alle ore 15.30 all'interno della quale vi verrà spiegato nel dettaglio cos'è Croce Rossa Italiana e quali sono le modalità per partecipare al corso.

Il corso ha durata di 8 lezioni, a cadenza periodica con incontri serali a settimana di 2 ore ciascuno, tranne il modulo sanitario che ha durata di 4 ore ad incontro), e prevede un esame teorico-pratico finale.

 

Per ogni informazione, scrivi a formazione.cripescara@gmail.como contattare il Comitato di Pescara al numero 334 677 8465

 

Altre info su Croce Rossa:

IN + CI SEI TU    (www.youtube.com/watch?v=Ee9j8dJdl1s)

www.cri.it   (http://www.cri.it/home)

www.ifrc.org   (www.ifrc.org/)

www.icrc.org(www.icrc.org/en)


Il Commissario della Croce Rossa Italiana
Comitato Locale di Pescara
Matteo Mattioli

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Per info:
320 229 32 63








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Luigi Palamara
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CALCIO A 5 | ROAD TO EURO 2016: DOMANI A CORIGLIANO LA PRIMA DELLE DUE AMICHEVOLI DELL’ITALIA CONTRO LA REP. CECA.

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MENICHELLI: "TAPPA DI AVVICINAMENTO IMPORTANTE VERSO LE QUALIFICAZIONI ALL'EUROPEO"
CALCIO D'INIZIO ALLE 20, DIRETTA RAISPORT 2. MERCOLEDI' SI REPLICA A POLICORO

I preparativi sono virtualmente conclusi, adesso è il momento di far parlare il campo. L'Italia campione d'Europaè pronta a scendere in campo per la prima di due amichevoli contro la Repubblica Ceca, in programma martedì sera: si gioca al PalaBrillia di Corigliano Calabro alle 20 (diretta tv su RaiSport 2), stesso orario per gara 2 (diretta streaming sul sito della Divisione Calcio a Cinque) in programma al PalaErcole di Policoro. L'ingresso sarà gratuito per entrambi i test ed è previsto il pubblico delle grandi occasioni, anche in considerazione del fatto che la Nazionale torna in Calabria dopo dodici anni di assenza e giocherà per la prima volta in Basilicata.

Dopo la riunione video di questa mattina, gli Azzurri si sono allenati nel pomeriggio per circa un'ora e mezzo sul parquet nero del PalaBrillia, dove la squadra tornerà nella mattinata dell'Epifania per una piccola rifinitura. Tutti a disposizione del Ct Roberto Menichelli i venti convocati per quello che rappresenta il penultimo appuntamento (l'ultimo casalingo) prima dell'impegno-clou della stagione, il girone di qualificazione all'Europeo 2016 in Serbia che si giocherà a marzo in Polonia.

PRESENTAZIONE Le due partite saranno precedute da un prologo istituzionale. Martedì alle 11.30 è infatti prevista la presentazione ufficiale dell'evento al Castello di Corigliano Calabro. Saranno presenti tra gli altri il sindaco, Giuseppe Geraci, l'assessore con delega allo sport Maria Francesca Ceo, l'assessore allo Sport del Comune di Policoro, Massimiliano Padula, il vice presidente della LND, Antonio Cosentino, il presidente del CR Calabria della LND, Saverio Mirarchi; la Divisione Calcio a cinque sarà rappresentata dal vice presidente vicario Alfredo Zaccardi, dal vice presidente Antonio Dario e dal consigliere Piero Praticò.

LE PAROLE DI MENICHELLI Come al solito, il Ct dell'Italia non ha lasciato nulla al caso. "Ci siamo allenati bene e con impegno, del resto tutti i giocatori convocati sanno perfettamente quali sono i nostri obiettivi: testare squadra e giocatori, tra Repubblica Ceca e Serbia, per poter formare il gruppo che si giocherà la qualificazione all'Europeo 2016", spiega alla vigilia Menichelli, "Chiaro che ci sia molta attenzione da parte di tutti, questo mi fa piacere. Ma certamente bisogna riproporre quanto fatto in allenamento nelle partite, che sono difficili perché la Repubblica Ceca è tra le prime squadre in Europa, si qualifica sempre agli Europei e noi soffriamo il suo gioco…". L'ultimo confronto contro la Repubblica Ceca, un ko ai rigori nella semifinale della Futsal Continental Cup in Kuwait, non ha lasciato un bel ricordo. "Meno male che non ci sono i rigori", scherza il Ct ricordando anche l'eliminazione, sempre dal dischetto, nei quarti dell'Europeo 2010 in Ungheria, "Ma a prescindere dalle battute la squadra di (Tomáš) Neumann ha un gioco fastidioso basato sul contropiede e ha uomini adatti a questo genere di tattica. Nella scala gerarchica dei valori delle avversarie, da settembre a febbraio, c'è un livello di difficoltà crescente, perché dopo la Repubblica Ceca giocheremo in Serbia contro la Nazionale che ospiterà l'Europeo. Ma va bene così".

PRECEDENTI
Ci sono 21 precedenti tra gli Azzurri e la Repubblica Ceca: i campioni d'Europa hanno vinto sedici volte e perso (nei tempi regolamentari) soltanto in un'occasione, i pareggi sono stati quattro. La Nazionale di Menichelli e quella di Tomáš Neumann si sono trovate di fronte appena tre mesi fa, in occasione della semifinale della Futsal Continental Cup in Kuwait, e gli Azzurri sono stati battuti ai rigori dopo l'1-1 dei tempi regolamentari e dei supplementari. C'è purtroppo un altro ko dal dischetto nei precedenti tra azzurri e cechi, quello dei quarti di finale dell'Europeo 2010 a Debrecen, in Ungheria: in quella circostanza i tempi regolamentari (i supplementari non erano previsti, il regolamento fu in seguito cambiato) si chiusero sul 3-3 e furono poi fatali gli errori di Saad, Bacaro e Nora.

Nelle foto, l'Italia schierata prima delle due amichevoli giocate martedì 2 dicembre a Montesilvano contro l'Olanda e mercoledì 3 a Teramo contro la Polonia
Foto a riproduzione gratuita, credit CASSELLA/Divisione Calcio a cinque

I CONVOCATI
PORTIERI: Stefano MAMMARELLA (Acqua&Sapone Emmegross), Michele MIARELLI (Luparense), Francesco MOLITIERNO (Lazio)

GIOCATORI DI MOVIMENTO: Fabricio CALDEROLLI (Acqua&Sapone Emmegross), Mauro CANAL (Pescara), Marco CAVERZAN (Luparense), Leandro Moreira CHIMANGO (Asti), Massimo DE LUCA (Asti), Marco ERCOLESSI (Pescara), Daniel GIASSON (Luparense), Humberto HONORIO (Luparense), Augusto Dos Santos KAKA' (Kaos Futsal), Luca LEGGIERO (Pescara), Alex MERLIM (Luparense), Vincenzo MILUCCI (Napoli), Juliao MURILO (Acqua&Sapone Emmegross), Alessandro PATIAS (Benfica), Sergio ROMANO (Asti), Angelo SCHININÀ (Lazio), Fabricio URIO (Fabrizio Corigliano)


LO STAFF
Roberto MENICHELLI                 Commissario tecnico
Mauro CETERONI                       Preparatore dei portieri
Fabrizio DEL PRINCIPE               Segretario
Diego FALANGA                          Fisioterapista
Vittorio LO SENNO                      Fisioterapista
Davide MARFELLA                      Collaboratore tecnico
Nicola PUCCI                             Medico
Carmine TARANTINO                  Collaboratore tecnico
Fausto TESTA                            Responsabile materiali
Valerio VIERO                            Preparatore atletico




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RISSA A SAN MARTINO DELLE SCALE: TRE I FERITI. I CARABINIERI ARRESTANO SETTE PERSONE

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 (PA) – Nel primo pomeriggio di sabato 3 gennaio scorso, nonostante si auspicasse un clima divenuto più sereno grazie alle ricorrenti festività natalizie è invece divampato in breve un "focolaio" improvviso a San Martino delle Scale. "Botte" e date di santa ragione, come si usa dire. La lite furibonda, scaturita in un condominio sulla via SP57, è maturata in un contesto già teso e noto ai militari dell'Arma per i diversi interventi già eseguiti in loco per dirimere numerose precedenti controversie di vicinato.

L'aver accatastato delle ciocche di legname di fronte al portone d'ingresso di un'abitazione ha in un attimo accesso gli animi di due parti contrapposte: da un lato M. f., cl. 82, e ed i suoi genitori M. a. cl. 49 e L.I. g. cl. 54; dall'altra L. I. s., cl. 51, fratello di L.I. g. e dunque rispettivamente zio e cognato degli altri due, suo figlio L.I. p., cl. 78, A. p.., cl. 75 e sua moglie R.v., cl. 79.

I ciocchi di legname, prima motivo della lite, sono subito divenuti strumento di offesa ed i vicini, allarmati, hanno richiesto l'intervento dei militari. I Carabinieri, sopraggiunti hanno trovato il gruppo familiare ancora in lite che, si scambiava reciproche minacce di morte, vetri infranti, animi tesissimi. Accompagnati nella caserma di San Martino delle Scale e refertati dall'attigua Guardia Medica attivata dai Carabinieri che, recatasi in caserma, ha irrogato 8 giorni di prognosi ad M. a. per una ferita al capo, 20 giorni a L.I. g. per una ferita al ginocchio e 8 giorni a L.I.s. per una ferita alla mano,
sono stati tutti arrestati: L.I.g, A.p. e R.v. sono stati posti ai domiciliari per assistere i rispettivi figli, tutti gli altri hanno trascorso il weekend in camera di sicurezza e, all'esito positivo dell'udienza di convalida, sono stati rimessi in libertà in attesa delle ulteriori fasi del procedimento ed in tempo per festeggiare la Befana confidando in maggiore serenità. La lite avrebbe potuto degenerare in tragedia: infatti due degli arrestati erano in possesso di armi legittimamente detenute; che i militari hanno immediatamente ritirato al momento dell'intervento.

 

 

 




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La tragedia dell'Anzhi, la squadra di Samuel Eto'o: l' ala sinistra Gasan Magomedov, di 20 anni, uccisa a colpi di mitraglia davanti a casa nel Daghestan

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La notizia è stata resa nota da un comunicato ufficiale sul sito internet del club, che esprime le condoglianze per la famiglia e il dolore per un omicidio le cui cause devono ancora essere spiegate: "Gasan Magomedov sabato sera aveva giocato a pallone con gli amici, poi in automobile si era diretto verso la casa dei genitori, che si trova a diverse decine di chilometri da Makhachkala, il villaggio di Novokuli. Verso mezzanotte il giocatore ha telefonato ai suoi familiariper informarli che era sulla strada di casa. Poco dopo, i suoi genitori hanno avvertito una raffica di arma da fuoco automatica. E uscendo fuori dal cancello, hanno visto la macchina del figliocrivellata di colpi e Gasan ferito all'interno. Il ragazzo è stato subito soccorso ma ormai era troppo tardi ed è morto durante il trasporto in ospedale. Speriamo che gli organi preposti al rispetto della legge sapranno trovare gli assassini, che riceveranno la giusta punizione".

L'ESTERNO SINISTRO DELLA SQUADRA DELL'ANZHI, GASAN MAGOMEDOV, DOVE HA PURE MILITATO SAMUEL ETO'O, FALCIATO A COLPI DI MITRAGLIA:TERRORISMO O VENDETTA PRIVATA?

 

 Domenico Salvatore

La notizia dell'Ansa:"Agguato mortale (5 gennaio 2015) a colpi di mitragliatrice per un giocatore della squadra russa dell'Anzhi, la stessa nella quale militava fino a poco tempo fa anche l'ex stella dell'Inter Samuel Eto'o. Il ragazzo, Gasan Magomedov, centrocampista ventenne della squadra giovanile e riserva della formazione principale, era a bordo di un'auto vicino alla sua casa in un villaggio del nord del Caucaso, quando è stato raggiunto da una raffica di proiettili sparata da un'arma automatica. Il giovane calciatore è stato prontamente soccorso, ma le sue condizioni erano gravissime ed è morto prima ancora di arrivare in ospedale. La notizia è stata resa nota con un comunicato dall'Anzhi, che ha anche fatto sapere che nessun arresto finora risulta eseguito per il delitto e, soprattutto, che non sono ancora chiare le motivazioni dell'agguato. Il club ha espresso le sue condoglianze alla famiglia e il dolore per l'omicidio del calciatore. La regione del Dagestan dove è avvenuto il delitto non è nuova ad atti terroristici e criminali ad opera dei ribelli islamici.

Da Escobar a Magomedov,la lista nera di omicidi calcio - Freddato a colpi di mitra a bordo della sua auto da un killer venuto dal nulla. Gasan Magomedov, giovane centrocampista dell'Anzhi, la squadra russa dove ha militato anche Samuel Eto'o, è morto così. Senza ancora un perchè. Gli omicidi nel mondo del pallone arrivano sempre da lontano, Sudamerica o Russia che sia, e non sempre, non solo, sono legati a storie di scommesse e malavita come quello - il più famoso di tutti - di Andres Escobar. L'uccisione del 20enne centrocampista russo riporta alla mente proprio il dramma del calciatore colombiano, assassinato a colpi di pistola il 2 luglio 1994 da un ubriaco che gli sparò all'uscita di un bar di Medellin. A segnare il destino dell'allora 27enne difensore della nazionale era stato un autogol durante il Mondiale del '94 che era costato l'eliminazione dal torneo. Storie di scommesse e di malavita mai chiarite all'origine dell'omicidio: l'assassino fu condannato a 43 anni di prigione, è uscito nel 2005 per buona condotta. La madre di tutte le tragiche uccisioni di calciatori e' senza dubbio, per i tifosi italiani, quella di Luciano Re Cecconi: uno scherzo trasformato in tragedia il 18 gennaio del '77, il colpo di pistola sparato dal gioielliere al quale il centrocampista della Lazio aveva finto una rapina. Una morte assurda. Un altro caso clamoroso ci fu a ridosso dei Mondiali 2010: la stella dal Paraguay rivale dell'Italia, l'attaccante Cabanas, fu colpito alla testa da un proiettile nel bagno di una discoteca di Citta' del Messico. Si salverà, ma il ricordo di piombo di quella lite per questioni di donne gli rimane conficcato nella tempia. Più recentemente, a dicembre scorso, Franco Nieto, 33nne calciatore argentino, è morto, colpito da un mattone alla testa, dopo essere stato aggredito da tifosi avversari al termine di una partita tra il Chacarita e la sua squadra, il Tiro Federal, valida per un campionato regionale. Due anni prima a morire era stato la stella della nazionale venezuelana di calcetto, ucciso a colpi di arma da fuoco dopo una discussione in spiaggia. Sempre nel 2012, un altro ventenne, Lauro Bugatto, e' stato ucciso da una pallottola vagante dopo essersi trovato in mezzo ad una sparatoria nell'hinterland di Baires. Altra tragedia e altro giovane a perdere la vita nel 2011: 19enne centrocampista dell'America di Belo Horizonte e vice-capocannoniere del campionato di B morì durante un tentativo di rapina. Un omicidio ci fu anche in Italia e toccò una giovane promessa della Primavera del Bari: aveva 18 anni e si chiamava Giovanni Montani, freddato mentre era a bordo della sua auto. Il ragazzo, nipote di un boss in carcere da oltre 15 anni, secondo gli investigatori non aveva alcun legame con la criminalità organizzata ed è probabile sia stato ucciso solo per una vendetta trasversale. Poi può anche succedere che siano gli stessi giocatori a prendere la pistola. Come fece, nel 2009, Javier Florez, dell' Atletico Junior (Colombia) che uccise un tifoso con quattro colpi di revolver, dopo che quest'ultimo lo aveva insultato. E non mancano i direttori di gara: a Calì, nel settembre 1999, un arbitro venne ucciso dopo una partita amatoriale. Dieci anni prima, a Medellin, era stato ucciso l'arbitro professionista Alvaro Ortega dopo un match di campionato. Dell'assassinio vennero accusati sempre i narcotrafficanti".

COLPITO A…" L'ALA SINISTRA" DELL'ANZHI, IL 20 ENNE GASAN MAGOMEDOV, CRIVELLATO COME UN COLABORDO È MORTO PRIMA DI ARRIVARE IN OSPEDALE: INUTILI I SOCCORSI

Il commento-Ma perchèééééééééééééééééé????????????????? Niente mafia, forse terrorismo o vendetta privata. I nostri amici lettori sovrani, molto più attenti di noi alle notizie che rimbalzano dall'Italia e dall'estero, avranno captato anche i flash dell'Ansa e delle altre agenzie; ed i commenti di altri giornali che sono sulla notizia. E soprattutto, hanno ancora ben fissate nell'ippocampo le morti di tanti altri calciatori, assassinati per moventi e con motivazioni varie, comunque ingiustificabili. La cronaca ha riportato anche fatti, misfatti e fattacci di casa nostra. A parte le invasioni di campo, le botte da orbi calci e pugni contro gli arbitri ed i guardalinee, presidenti, vicepresidenti, allenatori, direttori sportivi, semplici dirigenti accompagnatori. Genitori e parenti di giovani calciatori entrati abusivamente in campo per…"punire" l'antagonista del figlio o l'arbitro colpevole di aver annullato un goal in fuorigioco o di non aver assegnato un calco di rigore inesistente. Ogni volta, un grido di dolore universale, che si diffonde immediatamente, oramai in tempo reale ai cinque continenti. Di più, perchè il grave episodio di sangue è avvenuto nel Daghestan. Siamo nella Russia meridionale a ridosso della Catena Montuosa del Caucaso, teatro di atti e gesti di terrorismo e non solo. Il Daghestan è una repubblica della Federazione Russa, per area e per popolazione la più grande del Caucaso settentrionale, coi suoi 50.300 km² di superficie e i suoi due milioni e mezzo circa di abitanti (ripartiti fra i gruppi "Avari", "darghino-lak" e "samuro", i turchi azeri, i raggruppamenti iranofoni essenzialmente rappresentati dai tati, e gli "ebrei delle montagne", ovvero Dāgh Čufut).  La repubblica è situata nel Caucaso del Nord. E' la parte più meridionale della Russia, ed è delimitata sul lato orientale del Mar Caspio. Confini-Il Daghestan confina a sudovest con la Georgia, ovest con la Cecenia, nordovest con il Territorio di Stavropol', nord Repubblica dei Calmucchi verso il lato sud dall'Azerbaigian; mentre a est il paese è bagnato dal Mar Caspio. Il Daghestan ha circa 405 chilometri di costa sul Mar Caspio. Montagne-La maggior parte del territorio è montuoso, con le montagne del Caucaso. Il punto più alto è il picco Bazardyuzi a 4.470 metri.Storia-Origine del nome-Il toponimo - usato non prima del XVI secolo - vuol dire "paese delle montagne" (dal turco dāgh, "montagne" e dal suffisso iranico stān che indica il luogo dove si vive, si "sta").Cronistoria-La sua lunga storia comincia ad essere nota con le scarse notizie fornite dal geografo greco Strabone che parlò di popolazioni che egli chiamò Degai o Ghelai. Certamente influenzato dalla cultura persiana sasanide, il Daghestan e alcuni suoi esponenti di spicco furono chiamati Tabarsaran-shah (signori del Tabarsaran), riferendosi all'area che giace a Ovest della città di Derbent. Parzialmente cristianizzato intorno al V-VI secolo d.C. (gli Alani notoriamente erano cristiani), il Daghestan cadde nell'orbita arabo-musulmana in età omayyade ma una non trascurabile importanza ebbe anche il Giudaismo, espressa attraverso la cultura dei Khazari, costruttori di un impero che sarà travolto dai russi solo nel X secolo d.C. Tra il XIII e il XIV secolo i territori del Daghestan (Wikipedia) fecero parte della cosiddetta Orda d'Oro mongola. Fu sotto Tamerlano che il paese conobbe una più accentuata islamizzazione ma fu sotto gli Ottomani che l'intera area caspica fece stabilmente parte della cosiddetta dār al-Islām, articolandosi nelle tre entità feudali dello Shāmkhālat Qāzī Qūmūq, dell'Ūsmiyat di Qaytāk e del Ma'suūmat del Tabarsarān.L'area caspica fu contesa dai russi agli Ottomani per lungo tempo, a partire dalla conquista russa di Astrachan' ma fu solo nel XIX secolo che i Russi riuscirono ad avere partita vinta. Pietro il Grande aveva inviato, già nel 1722 una spedizione armata che s'era impadronita di Derbend e due anni dopo, in un Trattato, gli Ottomani riconobbero alla Russia i possessi guadagnati. Una parte del Daghestan (la meridionale) fu ceduta nel 1732 (e poi con un nuovo Trattato del 1735) dai Russi a Nadir Shah, creatore di un ricostituito impero persiano. Tra gli anni '70 e '80 di quello stesso secolo tuttavia la Russia agì con forza per riportare sotto il proprio controllo le aree del Daghestan. Nel 1796 Derbend fu di nuovo occupata sotto il regno di Caterina II ma una definitiva conquista fu possibile solo nel 1806 e la situazione fu sanzionata dai Persiani con la pace del Golestan (1813).La Russia riuscì con difficoltà a mantenersi nel Daghestan anche nel corso del movimento popolar-religioso guidato dal musulmano Ghazi Muhammad (chiamato dai Russi "Qāzī Mulla"), sconfitto solo nel 1832. Suo figlio Hamza Beg e, dopo di lui, Shāmil proseguirono la rivolta e per un quarto di secolo le montagne del Daghestan, unificate nell'Imamato del Caucaso, furono pressoché precluse alle forze russe.Dopo la resa di Shāmil al principe Baryatinski (1859) il Daghestan partecipò alle ostilità russo-ottomane del 1877, data dopo la quale non si ebbero ulteriori mutamenti fino al 1917. Una Repubblica Socialista Sovietica autonoma fu insediata nel 1920 e il Daghestan, dopo la dissoluzione dell'Unione Sovietica, ha mantenuto i suoi legami con la neo-nata Federazione Russa, venendo coinvolta nei fermenti fondamentalistici islamici che hanno trovato la loro principale base nella confinante Cecenia.l lancio dei giornali è sempre il medesimo…"Agguato mortale a colpi di mitragliatrice per un giocatore della squadra russa dell'Anzhi, la stessa nella quale militava fino a poco tempo fa anche l'ex stella dell'Inter Samuel Eto'o. Gasan Magomedov, centrocampista ventenne delle giovanili e riserva della prima squadra, era a bordo di un'auto vicino alla sua casa nella regione del Daghestan, nel nord del Caucaso, quando è stato raggiunto da una raffica di proiettili sparata da un'arma automatica. Gasan faceva parte della seconda squadra dell'Anzhi ed era da due anni nel club. Lo scorso anno ha debuttato nella squadra U21, quest'anno si è esibito per Anji-2 nel campionato di seconda divisione nel ruolo di esterno sinistro, collezionando 16 presenze in 18 partite. Avrebbe festeggiato il suo 21esimo compleanno il 17 gennaio. In sostanza il giovane calciatore stava rientrando in casa a bordo della propria autovettura. I parenti hanno avvertito la micidiale scarica esplosa da pochi passi con inaudita ferocia e violenza. Si sono precipitati fuori. Hanno soccorso il congiunto e lo hanno avviato verso il più vicino ospedale. Ma non c'è stato niente da fare. I colpi lo hanno sforacchiato come un colabrodo. Gasan Magomedov si è accasciato sul volante in una pozza di sangue. Immediatamente è scattata la macchina investigativa per identificare l'esecutore materiale del delitto e gli eventuali mandanti. Dopo l'autopsia la salma verrà restituita alla famiglia per i funerali che si si volgeranno in forma pubblica. Non c'è ragione plausibile per cui le autorità dovrebbero impedirlo. Le ipotesi ipotizzabili sono diverse. Dal terrorismo, al gesto di un fanatico, forsennato e sconsiderato alla vendetta privata. In ambito locale la notizia ha destato incredulità, sbigottimento e scoramento. In ambito internazionale stupore, angoscia e preoccupazione. Per intenderci il fattaccio è avvenuto in una zona soggetta a gesti di terrorismo, omicidi e stragi, ma anche attentati di cui parlano le cronache oramai da anni. Niente e nessuno può giustificare la morte violenta di una persona. Il dissenso russo, non c'azzecca in questa storia. "Il dissenso è un sentimento o una filosofia attraverso cui si manifesta disaccordo oppure opposizione nei confronti di un'idea (ad esempio l'orientamento politico di un governo) o nei confronti di un'entità (ad esempio una personalità politica o un partito che propugna una determinata idea). Fra i termini che si contrappongono al concetto di dissenso, fonte wikipedia, si annoverano il consenso, che si manifesta quando tutte (o quasi) le "parti" sono d'accordo su qualcosa, oppure l'assenso, che si manifesta quando una certa parte concorda su una proposizione affermata da un'altra parte.Secondo lo storico russo Roy Medvedev, il dissidente non è semplicemente colui che la pensa diversamente, bensì colui che esprime esplicitamente tale disaccordo e lo manifesta in qualche modo ai suoi concittadini e allo Stato.Il dissenso può essere manifestato in molti modi. In alcuni sistemi politici può essere espresso in forma ufficiale dalle forze dell'opposizione, mentre i regimi repressivi di solito proibiscono e reprimono qualsiasi forma di dissenso, provocando in questo modo l'insorgere di varie forme di attivismo. In questi contesti le persone che non si adeguano o non sostengono le politiche dello stato sono solitamente definite dissidenti, o, in casi estremi, nemici dello stato.Molti storici e studiosi di politica sostengono che una società che ha raggiunto un alto livello di benessere ha interesse non solo a garantire la libera espressione del dissenso, ma addirittura ad incoraggiarla. In questo modo categorie e gruppi sociali che si sentono poco rappresentati dalla classe politica, o comunque poco partecipi dei processi decisionali, hanno la possibilità di esprimere, seppure in forma critica, il proprio parere, portando così le proprie istanze all'attenzione della pubblica opinione. Il dissenso artistico infine si distingue da quello politico perché non è legato necessariamente a dei periodi di crisi e/o di aperta lotta, ed è caratterizzato da una prospettiva di permanente, sistematica revisione dei codici e dei segni affermatisi all'interno di una data cultura, da cui il carattere sostanzialmente dissidente di ogni forma artistica di ricerca autentica nel suo apporsi allo status quo". Gli attivisti od agit-prop, idealisti, utopisti e sognatori, che vedono minacciati gli spazi, non vanno mai in vacanza ed ogni scusa è buona per fare …"casino". Domenico Salvatore

 

 

 

il Corriere dell'Informazione 

A cento anni dal genocidio Armeno. La letteratura racconta la storia di Micol Bruni

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 Armeni non sono soltanto il portato di una storia o di intrecci di culture. Sono una Tradizione in un Occidente che si è sempre confrontato con le visioni di un Oriente che abbraccia, in una dimensione ontologica, che non è soltanto Mediterraneo.

In fondo il Mediterraneo ha una sua struttura geografica tra le chiavi di lettura che vivono gli Orienti come scavo di civiltà.
L'Asia, in un immaginario, geo-politico, è una "coniugazione" non solo tra storia e assetto territoriale, ma è stata vissuta e viene vissuta come una estensione tra l'eredità di un mondo chiaramente ben delineato anche in termini archeologici e antropologici.
Ma oltre questa chiarificazione la cultura Armena è spiegabile soprattutto in un rapporto tra diaspora e genocidio.

Credo che sia culturalmente incomprensibile penetrare l'anima armena senza ricordare il genocidio e senza avere la consapevolezza di un genocidio che ha segnato la grande tragedia ideologica del Novecento. Un popolo attraversato dalla coerenza cristiana che è diventata la vera identità di un popolo che è civiltà.
Un attraversamento che si è definito nella identità. Proprio questa identità difesa sino ad accettare il genocidio ha reso gli Armeni custodi di una tradizione in un percorso in cui la civiltà è dentro quella eredità, in cui la cristocentricita' resta fondamentale.
Si tratta di un punto di riferimento dal quale non è possibile prescindere. Gran parte della letteratura Armena nasce da un humus che è quello della diaspora. Tale diaspora ha posto al centro una filosofia e un pensiero anche storico - giuridico.
Il mondo cristiano, in Armenia, è stato una barriera prima contro la diffusione dell'islamismo in una realtà europea e successivamente ha costituito un polo unitario contro il comunismo. Questo inciso storico è il grimaldello per penetrare il dualismo tra letteratura (poesia e narrativa) e racconto della diaspora. Mi sembra un dato intorno al quale si è sviluppata sostanzialmente quella realtà che ha realizzato un vero e proprio processo esistenziale di un popolo dal quale non si possono scindere vita, letteratura e tragedia.

C'è un altro fattore che insiste nella cultura Armena. La sua narrativa ha uno spazio storico e storiografico. Mentre soprattutto la poesia ha delle "pieghe" che delineano un processo in cui la favola, la leggenda e la Fabula insistono nel fascino di un incontro con il canto e la danza.
Raccontando la cultura Armena è intrecciare il tragico del genocidio e il canto della Fabula. Una tradizione e una storia tragica. In questo itinerario l'anima di un popolo. In quest'anima il viaggio di un popolo nel destino di una civiltà in un anno indimenticabile: 1915. Il genocidio Armeno è nel tragico che ha segnato la vita e le vite, il popolo e i popoli, la civiltà di un Novecento che continua ad insistere tra i nostri giorni.
A cento anni dal genocidio la storia è un vissuto da non dimenticare.



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PALERMO: FORZANO UN APPARTAMENTO, ARRESTATI DAI CARABINIERI

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Nella tarda mattinata di martedì è giunta una telefonata al 112 nella quale veniva segnalata la presenza di alcune persone sospette in via Gustavo Roccella alll'altezza del civico 265.

Giunte sul posto due gazzelle del Nucleo Radiomobile del Comando Provinciale dei Carabinieri di Palermo, i militari sorprendevano quattro uomini all'interno di un appartamento al pian terreno della palazzina "E" mentre gettavano della mobilia dalle finestre, parte della quale già sparsa nel piazzale antistante.

I quattro venivano identificati in: TRE RE Fabrizio palermitano classe 1990, LO GELFO Nunzio 1991, ALIOTO Gaetano palermitano classe 1988, FRESCHI Nunzio palermitano classe 1987.

Alla richiesta dei Carabinieri dei motivi per cui fossero nell'appartamento, TRE RE Fabrizio riferiva di essere entrato nell'immobile aiutato dai suoi amici per pulirlo, occuparlo e successivamente abitarlo con la sua famiglia.

I militari constatavano che i quattro avevano forzato la serratura del portone dell'androne dello stabile, così come pure il portoncino dell'immobile interessato che presentava analoghi segni di effrazione all'altezza della serratura. Tra i vari attrezzi utilizzati per l'effrazione, posti sotto sequestro, i militari rinvenivano un martello da fabbro, e tre cavi elettrici collegati tra loro a modi prolunga e collegati ad una presa elettrica nell'androne condominiale fino all'appartamento.

La proprietaria contattata dai Carabinieri, in sede di denuncia, rappresentava che l'appartamento era libero da circa un anno e mezzo, e che già il 3 gennaio scorso era stata avvisata dai condomini di un tentativo analogo, ma che in quell'occasione, la porta d'ingresso del suo appartamento era stata forzata e lasciata socchiusa.

I quattro, volti noti alle forze dell'ordine, venivano condotti in caserma e tratti in arresto con l'accusa di violazione di domicilio e su disposizione dell'Autorità Giudiziaria sottoposti alla misura degli arresti domiciliari in attesa del processo per direttissima presso il Tribunale di Palermo. Dopo la convalida degli arresti i quattro sono stati rimessi in libertà in attesa del processo.


 

 

 




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Luigi Palamara
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Good people

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Good people

di David Lindsay-Abaire

 

traduzione Roberto Andò e Marco Perisse
regia Roberto Andò

 

Scene e luci Gianni Carluccio
Costumi Ursula Patzak
Musiche Carlo Boccadoro


con Michela Cescon, Luca Lazzareschi,
Loredana Solfizi, Roberta Sferzi,
Nicola Nocella, Esther Elisha


produzione Teatro Stabile di Catania, Fondazione Campania dei Festival,

Napoli Teatro Festival e Zachar Produzioni

Spettacolo fisso

Teatro Verga dal 9 al 25 gennaio 2015

 

 

Alla sala Verga dal 9 al 25 gennaio, la prestigiosa coproduzione che vede in prima linea il Teatro Stabile di Catania

 

 

"Good people": ma chi è davvero la "brava gente"?

 

 

Roberto Andò sceglie le periferie americane del premio "Pulitzer" Lindsay-Abaire

 

per dirigere la straordinaria coppia formata da Michela Cescon e Luca Lazzareschi

 

 

CATANIA- Cresce l'attesa per il debutto in Sicilia di "Good people", primo allestimento italiano del testo dell'americanoDavid Lindsay-Abaire, premio Pulitzer nel 2007. Lo spettacolo è frutto di una prestigiosa co-produzione, che vede impegnato il Teatro Stabile di Catania, diretto da Giuseppe Dipasquale, in sinergia con Fondazione Campania dei Festival, Zachar Produzioni e Napoli Teatro Festival, kermesse in occasione della quale lo spettacolo ha debuttato in anteprima nel giugno scorso.

        «

Margie è un'eroina del segreto e della fatalità. Leggendo questa pièce sono rimasto affascinato dallo spessore dei personaggi, tutti credibili, tutti immersi nell'alto grado di verità della sua protagonista». Così il palermitano Roberto Andò,raffinata e versatile autorità della cultura nel panorama nazionale, apre le note di regia sullo spettacolo, in scena alla sala Verga dal 9 al 25 gennaio,

Chi sono queste "brave" persone evocate da un titolo così emblematico? E cos'è, dunque, la bontà? Per affrontare questi interrogativi il regista, che ha anche curato la traduzione insieme a Marco Perisse, decide di portare con sé una significativa coppia formata da artisti di vaglia, acclamati interpreti del panorama artistico nazionale: nei panni di Margie Walsh, nuovamente licenziata a causa dei suoi continui ritardi, ci sarà  Michela Cescon, mentre Luca Lazzareschi impersonerà il misterioso Mike, vecchia fiamma della donna e suo caro amico, che ha fatto successo e si è creato una nuova vita.

Tra l'intellettuale palermitano e l'attrice trevigiana si rinnova così un forte sodalizio artistico,  iniziato con la messa in scena di "Leonilde, storia eccezionale di una donna normale", prodotto sempre dallo Stabile etneo nel 2011, quando Michela Cecon viene scelta per il ruolo della protagonista Nilde Jotti,  e continuato sul grande schermo, insieme a Toni Servillo, nella pellicola "Viva la Libertà" (2013), tratta a sua volta dal romanzo visionario di Andò "Il trono vuoto", con il quale l'autore vince il premio Campiello Opera Prima.

La Cesconè, inoltre, nota anche al grande pubblico televisivo per aver impersonato "mamma Piera" nella fiction di successo targata RaiUno "Braccialetti rossi"- di cui ha appena finito di girare la seconda serie.

Beniamino del pubblico catanese è da diverse stagioni pure Luca Lazzareschi, che dopo quasi un mese ritorna a calcare nuovamente la scena dello Stabile etneo, dove è stato applaudito per la sua appassionata interpretazione in "Clouture de l'amour", insieme ad Anna Della Rosa; mentre in coppia con Gaia Aprea, è reduce dalla tournèe di "Antonio e Cleopatra", spettacolo per il quale è stato definito da Il Sole 24 Ore "il più alto interprete shakespeariano degli ultimi decenni".

I due interpreti sono affiancati da Loredana Solfizi, Roberta Sferzi,Nicola Nocella ed Esther Elisha. La scenografia è curata e illuminata da Gianni Carluccio, mentre i costumi sono di Ursula Patzak e le musiche di Carlo Boccadoro.

In un equilibrio perfetto tra momenti dolorosi e divertenti, ironia e profondità, la pièce dinamica e coinvolgente si svolge a Southie, sobborgo povero e periferico di Boston, dove è cresciuto lo stesso autore. La scena si apre su Margie che, nel tentativo disperato di trovare una nuova occupazione, pensa di chiedere aiuto a Mike. E la cosa non sarà del tutto liscia… Mike, apparentemente sicuro e arrivato, sarà in grado di rispondere a Margie e affrontare, ritrovandola, le sue umili origini? E Margie, riuscirà a trovare una soluzione ai suoi problemi senza mettere a rischio quel poco che possiede?

«"Good people" - spiega ancora il metteur en scene - è un testo in cui non c'è nulla che sfiori il tranello retorico; l'autore riesce infatti a schivare ogni espediente convenzionalmente conflittuale, da quello del razzismo (eppure la Boston in cui si muovono i suoi protagonisti ne sarebbe uno specchio dolente) allo scontro di classe, lasciando che la partita si giochi sempre su un piano più profondo e rischioso, come quello che permette a un dettaglio cruciale della vita di divenire perversamente, e inopinatamente, dimenticabile, ostaggio della propria inconsistenza, in quanto tale condannato a rimanere irredimibile».

Lo spettacolo diventa quindi  uno scambio continuo tra chi "ha" e chi "non ha", un continuo confronto sulla "fortuna", sulle famiglie, sul luogo dove veniamo al mondo che condiziona il nostro inizio e il modo in cui riusciremo a vivere, sul destino. Attraverso gli occhi di personaggi che catturano e che ci restano dentro, con dialoghi arguti, spiritosi, intensi e commoventi, con un procedere sia rude che tenero, "Good people" riesce a parlarci di quell'insormontabile ferita che è la divisione tra classi sociali, e di quel dilemma, a cui non si sa rispondere, se è la forza di un carattere o l'arrivo di un soffio di fortuna che determina il destino di una persona. E così i personaggi di questa pièce si ritengono tutti delle "brave persone", anche se ognuno di loro ha un'idea diversa di cosa questo significhi.



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AMBIENTE, QUALITÁ DELL'ARIA. DOMANI BLOCCO VEICOLI PIÚ INQUINANTI NELLA FASCIA VERDE

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A causa di un'alta concentrazione di inquinanti nell'atmosfera, come rilevato dai superamenti registrati in molte centraline, e considerate le previsioni Arpa, che indicano condizioni di criticità, l'Amministrazione capitolina ha disposto per la giornata di domani, 9 gennaio 2015, dalle 7.30 alle 20.30, il blocco emergenziale della circolazione veicolare all'interno della Fascia Verde. Lo stop riguarderà i veicoli più inquinanti, ovvero le seguenti categorie: autoveicoli a benzina "euro 0" e "euro 1", autoveicoli diesel "euro 0", "euro 1" e "euro 2", motoveicoli e ciclomotori a due, tre e quattro ruote 2 tempi e 4 tempi "euro 0" e "euro 1", microcar diesel "euro 0" e "euro 1". Lo comunica l'Assessorato all'Ambiente di Roma Capitale.

 

 




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AMBIENTE. QUESTA NOTTE FURTO NEL DEPOSITO AUTOMEZZI DELL'UFFICIO EMERGENZE SERVIZIO GIARDINI

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"Questa notte dei ladri si sono intrufolati nel deposito automezzi dell'ufficio emergenze Servizio Giardini, su via dei Colli della Mentuccia 30.
I ladri hanno rubato un mini escavatore, una piattaforma elevabile da 21 metri, due camion da 35 quintali e un pc. Sparite anche tutte le "attrezzature da taglio", come motoseghe, molti i danni alle strutture: alcuni camion sono stati distrutti ed in altre è stato asportato del gasolio. Al momento, quindi, l'ufficio emergenze del Servizio Giardini, è stato messo nell'impossibilità di intervenire in caso di chiamate. Alle 6.15, appena si sono accorti dell'accaduto, i tecnici del Servizio Giardini hanno allertato la Polizia del Prenestino che è prontamente intervenuta. Sono ancora in corso i rilevamenti.
Si tratta di un fatto gravissimo che assesta un duro colpo all'operatività del Servizio Giardini in un momento in cui, dopo la sospensione degli appalti sul verde per l'inchiesta Mafia Capitale (richiesta dell'assessore Marino per fare chiarezza e pulizia), stavamo sopperendo con il servizio diretto dei nostri giardinieri e con i mezzi a disposizione. È un momento difficile, ma non ci facciamo demoralizzare da quanto successo e continuiamo a lavorare per assicurare in tutti i modi alla città di Roma e ai romani i servizi che merita e che servono, sempre in modo trasparente e nel rispetto della legalità, nota che ha caratterizzato il nostro operato. Alle forze di polizia e alla magistratura continuiamo ad assicurare tutta la nostra collaborazione".
Lo rende noto l'Assessorato all'Ambiente e ai Rifiuti di Roma Capitale

 




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RITORNA DA PALERMO CON 45 GRAMMI DI MARIJUANA. TRATTO IN ARRESTO DAI CARABINIERI.

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PALERMO –  Nel pomeriggio di ieri, durante uno specifico servizio di contrasto allo spaccio di sostanze stupefacenti,svolto a Petralia Sottana (PA), un giovane del Senegal è stato arrestato dai Carabinieri della Compagnia di Petralia Sottana in quanto trovato in possesso di 45 grammi circa di marijuana.

Ad essere sorpreso con la droga è Danso Ebrima, nato nel Senegal classe 1993, attualmente alloggiato, nell'ambito del progetto S.P.R.A.R. (Sistema di Protezione Richiedenti Asilo e Rifugiati), presso la struttura di proprietà del Comune di Castellana Sicula.

Intorno alle 17.00, i Carabinieri sulla S.S. 120 intimano l'alt ad un'autovettura e nel corso del controllo notano un movimento sospetto da parte di uno degli occupanti che tenta di occultare alcuni involucri sotto il sedile. Il gesto del soggetto induce i militari ad effettuare un'accurata perquisizione personale, estesa anche al mezzo, al termine della quale vengono trovati 45 grammi circa di marijuana nella disponibilità di un giovane che stava rientrando in quel momento da Palermo.

Il predetto, accompagnato presso la locale stazione dei Carabinieri, è stato arrestato per detenzione al fine di spaccio di sostanza stupefacente. A seguito del giudizio per direttissima, a seguito della convalida dell'arresto è stato rimesso in libertà.

Quello di ieri è l'ennesima attività, in ordine temporale, volta al contrasto agli stupefacenti, scaturito dai servizi straordinari di controllo del territorio predisposti dalla Compagnia di Petralia Sottana che hanno permesso nel giro di alcuni mesi di sequestrare diversi quantitativi di marijuana e hashish.

Infatti, nel corso del 2014, alla fine del mese di agosto era finito in manette un Senegalese, ospite presso il centro di accoglienza di Castellana Sicula nell'ambito del progetto S.P.R.A.R. (Sistema di protezione richiedenti asilo politico e rifugiati), in quanto trovato in possesso di 38 grammi di marijuana, un altro straniero, alloggiato presso la sopra citata struttura, a distanza di pochi giorni , era stato deferito in stato di libertà all'Autorità Giudiziaria in quanto trovato in possesso di 11 grammi di marijuana ed infine nel mese di dicembre un altro giovane del Gambia, alloggiato presso la struttura "Parrivecchio s.r.l.", ubicata nel piccolo e tranquillo centro di Geraci Siculo, portava con sé 18 grammi di marijuana. Tutti sorpresi di ritorno da Palermo, sottoposti a controllo e quindi trovati con la droga.

 




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Sulla coscienza debole dell'Occidente la strage francese di Pierfranco Bruni

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Pesa sulla coscienza di un Occidente debole la strage francese e non ha senso dirsi tutti francesi. Io non sono e non mi sento francese

Puerfranco Bruni

Non si tratta di associarsi all'idea di "essere tutti francesi" o di essere stati tutti americani nel 2001. È un pensiero così conformista e consociativo che viene tirato giù quando il pensiero stesso vive di un vuoto politico e anche filosofico. Siamo in guerra? Ma non lo sapevamo già? Da oggi? Tra l'Occidente, cattolico o/e cristiano o meno, e gli Orienti, islamici e/o musulmani, c'è una contesa che nasce prima del triangolo tra Roma, Itaca e Troia.

Semplicistico urlare oggi alla guerra. Se l'Occidente ha concesso tutto ai popoli che hanno cercato di entrare nelle nostre città e sono entrati, ora anche con la migrazione "ragionata" e "accogliente", perché ci si meraviglia e si continua con un Timor Panico? Se siamo in guerra la guerra non si vive con la Ragione unilaterale. Neppure con i proclami che durano una settimana.

Cosa è oggi il mondo musulmano? In un intreccio di religioni e di etnie ci sono culture che si scontrano. E le culture, comprendiamolo bene questo fattore, sono sempre l'espressione del bene e del male, del vero e dell'immaginario, del rischio e del coraggio. La cultura non meramente l'espressione di un bene assoluto e assolutizzante.

Ho più volte scritto su tali questioni e più volte ho sostenuto  che il concetto di tolleranza è soltanto un vento sconfitto. Io che ho visitato tanti Paesi musulmani e mi sono confrontato, da occidentale, con diverse realtà islamiche non ho mai raccolto le provocazioni perché ho sempre difeso le identità e le mie appartenenze cercando di non offendere le altrui identità.
Non possiamo soltanto urlare quando le tragedie accadono o incombono pericoli, ma le identità vanno difese molto prima.

Non è l'Occidente che ha permesso di costruire Moschee in tutte le maggiori città e anche piccoli centri? Non è l'Occidente che ha aperto frontiere e confini agli immigrati islamici? Non è l'Occidente che ha fatto del Mediterraneo una fiera dove tutto può passare inosservato? Non è l'Occidente che ha accolto tutti i barconi possibili senza stabilire linee geografiche e geopolitiche? Non è l'Occidente, e in primis la Francia, che ha bombardato, senza una motivazione seriamente politica, la Libia, distruggendo così uno Stato cuscinetto tra l'Oriente musulmano e le vie del Mediterraneo?

Quando si fa del Mediterraneo, un mare o un luogo minimo, un percorso dove tutto è concesso significa che non si è compresa bene la storia o non la si conosce. Quando l'Europa pensa di essere  unitaria perché il valore unico è l'euro, misura con una insufficienza storica la dimensione del significato di civiltà. Quando il Mediterraneo del nord Africa si organizza con una politica su direttrici che portano ad un Califfato vuol dire che si è persa la bussola su un Mediterraneo intorno al quale si sarebbe dovuta costruire l'Europa. Quando non si comprende l'articolazione di un mondo musulmano che va dai Balcani alla Nigeria e dall'Europa a New York si testimonia che la "Intellighenzia" sulla politica estera non è proprio tale in tutto l'Occidente.

Certo,  la condanna sulla  tragedia di questi giorni è totale. Ma non basta consolarsi nel dire che siamo tutti francesi. Io non lo sono e non mi sento, se pur metaforicamente, francese.

Troppi errori ha fatto l'Occidente  e troppi continua a commetterne. Siamo in guerra? O non lo siamo? Il punto  è qui ed è questione di coraggio e di scelte. Se non si ha il coraggio di fare delle scelte saremo tutti musulmanizzati, islamizzati, ottomanizzati.
Gli errori hanno creato tagli nella storia politica di questi anni. La dipendenza nei confronti degli americani è stata peccaminosa. La incapacità di chiudere le frontiere del Mediterraneo è stata deleteria. Io non mi sento e non sono francese, ma sempre più Mediterraneo vivendo in un Mediterraneo tra Occidente e Oriente.
L'attentato stragista e le morti in Francia pesano sulla coscienza di un Occidente debole, urlante e tragicamente immiserito per mancanza di una politica estera forte priva di valori che corazzano una identità.



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FANNO IRRUZIONE IN BANCA E PORTANO VIA 7.000,00 EURO. I CARABINIERI ARRESTANO DUE PERSONE.

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PALERMO: ore 15:10 del giorno 5 gennaio, vigilia dell'Epifania a Vita, piccolo centro dell'entroterra trapanese, tre persone con il volto parzialmente travisato fanno irruzione all'interno della locale agenzia della banca Unicredit e, dopo aver minacciato verbalmente il personale dipendente, si fanno consegnare € 7.000,00 in contanti. Compiuta l'azione criminosa, i tre malviventi si danno alla fuga a bordo di un'autovettura Opel Corsa di colore bianco ma le telecamere di video-sorveglianza della banca hanno ripreso tutto: viene subito dato l'allarme e scattano le ricerche dei tre rapinatori. I militari dei Comandi Provinciali di Trapani e Palermo ed in particolare, delle stazioni Carabinieri di Vita e di Castellammare del Golfo, dell'aliquota Radiomobile della Compagnia Carabinieri di Carini, dell'aliquota operativa delle Compagnie Carabinieri  di Cefalù e di Misilmeri, bloccano le principali arterie stradali e autostradali, cercando di intercettare l'autovettura in uso ai rapinatori in fuga ed è proprio sull'autostrada A29 Pa - Tp, in direzione di Palermo ed all'altezza dello svincolo di "Carini", che i militari intercettano l'auto segnalata e, dopo un rocambolesco inseguimento, riescono a fermarne la corsa. A bordo due dei tre autori del colpo, PRESTIGIACOMO Giuseppe (cl.  1970) di Misilmeri ed il palermitano MANCA Rosolino (cl. 1963), addosso ai quali i militari rinvenivano parte della refurtiva: più banconote trattenute ancora da elastici e grappette dell'istituto di credito. A fronte di quanto avvenuto, Prestigiacomo e Manca venivano dichiarati in stato di arresto con l'accusa di rapina aggravata in concorso e, quindi, rinchiusi presso la casa circondariale di Palermo "Pagliarelli". Dopo la convalida degli arresti, veniva applicata a entrambi la misura della custodia cautelare in carcere.  Sono ancora in corso le indagini per identificare il terzo complice.

[100115]

 




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Stazione di San Filippo del Mela, ”Arancia Meccanica” Eseguite dai Carabinieri 7 misure cautelari

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Compagnia Carabinieri di Milazzo

Stazione di San Filippo del Mela, "Arancia Meccanica"

Eseguite dai Carabinieri 7 misure cautelari (3 ai domiciliari e 4 obbligo di presentazione alla P.G.) per 2 diversi episodi caratterizzati da efferata violenza.

 

Nei giorni scorsi, i carabinieri della Stazione di San Filippo del Mela agli ordini del Luogotenente Rocco Romeo, hanno eseguito 7 misure cautelari emesse dal Tribunale di Barcellona P.G. – ufficio G.I.P, su richiesta della Procura di Barcellona, per due diversi episodi entrambi caratterizzati da una brutale violenza.

I due episodi benché appartenenti a due ambiti differenti e avvenuti in diverse circostanze di luogo e di tempo, hanno come comune denominatore : la giovane età degli aggressori, l'aver agito in "branco" e la particolare violenza.

-         Il primo episodio risale al 09 marzo 2014.

La vittima, una 32enne di Santa Lucia del Mela, poco dopo le 20, stava andando a prendere al lavoro a San Filippo una sua amica a bordo della sua autovettura. Giunta nella frazione Cattafi, si trovava di fronte un soggetto a lei conosciuto che le imponeva di arrestare la marcia. A quel punto la vettura veniva circondata da quattro malintenzionati che dopo aver aperto lo sportello del veicolo la trascinavano fuori e cominciavano a colpirla, prima con calci e pugni, e poi con un bastone di legno alla testa. Al termine dell'agguato, i quattro saltavano a bordo del veicolo e consumando così la rapina si davano alla fuga con il mezzo rubato. La vittima, ferita e sotto shock per l'accaduto, veniva soccorsa prima dai Carabinieri e poi dai sanitari dell'Ospedale di Milazzo che la giudicavano guaribile in una decina di giorni.

I Carabinieri della Stazione di San Filippo del Mela cominciavano così una serrata attività di indagine per ricostruire quanto accaduto e individuare i responsabili. Nel corso delle indagini, due giorni dopo la rapina, gli operanti rinvenivano, abbandonata a Pace del Mela, la vettura illecitamente sottratta, sulla quale veniva eseguito un accurato sopralluogo e degli accertamenti tecnici da parte del RIS di Messina. Gli operanti attraverso gli accertamenti tecnici e le testimonianze raccolte riuscivano a ricostruire l'intera dinamica e a individuare compiutamente i responsabili.

Al termine degli accertamenti, su richiesta dalla Procura di Barcellona, che concordava pienamente con i riscontri investigativi dei Carabinieri, venivano sottoposti a misure cautelari, per rapina in concorso e lesioni personali aggravate:

-         Otera Fulvio, 33enne, di San Filippo già noto alle forze dell'ordine, sottoposto agli arresti domiciliari;

-         Otera Marco, 22 enne, fratello di Fulvio, di San Filippo già noto alle forze dell'ordine, sottoposto agli arresti domiciliari;

-         Maiorana Raffaele, 19enne, di Pace Del Mela, già noto alle forze dell'ordine, sottoposto alla misura cautelare dell'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria;

-         ManuriTindaro, 33enne, di Pace Del Mela, già noto alle forze dell'ordine, sottoposto alla misura cautelare dell'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.

 

-         Il secondo episodio risale al 16 luglio 2014.

Presso il centro sportivo dell'Oratorio Giovanni Paolo II di Olivarella a S. Filippo del Mela, si stava disputando la finale di un torneo di calcio a 5, organizzato dal locale parroco  e denominato torneo "dell'amicizia". Nonostante il riferimento all'amicizia, in campo si respirava un clima teso. Una delle due squadre era sotto di alcuni goal, soprattutto a causa di un giovane attaccante, dal fisico esile ma dal grande talento, che da solo aveva segnato otto reti. Nella squadra che si avviava a perdere cresceva il nervosismo e soprattutto la frustrazione verso il giovane attaccante considerato la causa principale della dura sconfitta. A un certo punto, uno dei calciatori avversari, incassato l'ennesimo goal, in preda alla rabbia colpiva il giovane attaccante con una testata e con calci e pugni. Sugli spalti ad assistere all'incontro c'era anche il fratello maggiore del giovane attaccante, un 29enne di S. Filippo che fa il cameriere in Germania, che vista l'aggressione in corso, cercava di entrare in campo per difendere il suo germano. Giunto al cancello d'ingresso del campo, il fratello maggiore vedeva due giocatori della squadra avversaria che prima insultavano e poi aggredivano l'arbitro. Tentava comunque di entrare in campo ma un calciatore avversario, prima gli ostruiva l'ingresso e poi lo colpiva con calci e pugni. In pochi istanti il 29enne si trovava circondato da tre calciatori della squadra avversaria che lo aggredivano con particolare ferocia, tanto da farlo cadere sul tavolo dove erano esposte le coppe, trofei del torneo. La vittima veniva aggredita più volte con calci e pugni fino a che uno degli aggressori raccoglieva addirittura una coppa da premiazione, di marmo e metallo, caduta a terra e lo colpiva con questa duramente e ripetutamente al viso.

Il 29enne, gravemente ferito a seguito della vile aggressione dei tre, veniva trasportato presso il pronto soccorso dell'ospedale di Barcellona dove gli veniva diagnosticato un trauma cranico-facciale con varie fratture e la perforazione di un timpano, lesioni gravissime guaribili in più di un mese.

I Carabinieri di San Filippo del Mela poco dopo l'aggressione cominciavano una serrata attività di indagine per ricostruire con esattezza le fasi dell'aggressione e individuare i responsabili. Al termine degli accertamenti, su richiesta dalla Procura di Barcellona, che concordava pienamente con i riscontri investigativi dei Carabinieri, venivano sottoposti a misura cautelare, per lesioni gravissime in concorso:

-         Mazzeo Antonino, 30enne di Barcellona P.G., già noto alle forze dell'ordine, sottoposto agli arresti domiciliari;

-         Fiore Giovanni, 25enne di Milazzo, già noto alle forze dell'ordine, sottoposto alla misura cautelare dell'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria;

Dama Giuseppe, 28ennedi Milazzo già noto alle forze dell'ordine, sottoposto alla misura cautelare dell'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.

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ROMA. San Camillo ospedale discarica

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"Come testimoniano le fotografie scattate personalmente dal presidente Maritato , dell'Associazione Assotutela e dal coordinatore nazionale carlo Valguarnera, possiamo dichiarare liberamente che il San Camillo è ormai un'ospedale discarica. Pannoloni, guanti in lattice utilizzati, preservativi e resti di materiale organico e addirittura feci, abbandonati tra i reparti, androni e spazi verdi". Lo dichiara in una nota il Presidente di AssoTutela Michel Emi Maritato.
"Inaccettabile il lavoro del direttore generale, continua Maritato, addirittura chiamato per far pulizia da un'altra regione. Se questi sono i risultati deve tornare a casa subito. Un'eccellenza fra le eccellenze offesa ed umiliata per l'incapacita del direttore generale A. D'Urso, non in grado di amministrare uno dei nosocomi più importante d'Italia" conclude il Presidente Maritato, il quale ha presentato un fascicolo alla Procura di Roma con le fotografie di tale scempio. 



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Moneta Positiva - Ferrara, 15 gennaio 2015, Sala Estense ore 21.00

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"Moneta Positiva dei cittadini Senza Debito"

incontro pubblico

15 gennaio ore 21.00 presso la Sala Estense, Piazza Municipale, Ferrara.

In allegato le locandine da utilizzare sia per la diffusione.


 

Sono tre anni che a Ferrara un gruppo di cittadini ferraresi e bolognesi si incontra perché ha iniziato un percorso di consapevolezza su un tema che si considera prioritario nell'ambito della vita di una comunità e di una nazione: la moneta.

 

Con questo incontro si vuole tentare una condivisione di idee anche esponendo ciò che fino ad oggi abbiamo capito ma soprattutto per raccontare e raccontarci che cosa dal 16 gennaio si vuole portare avanti su questi temi.

Stiamo infatti lavorando assieme ad amici sparsi sul territorio italiano per portare in Italia un'iniziativa che coinvolge già 18 organizzazioni di altrettanti paesi del mondo: International Movement for Monetary Reform. Adesso abbiamo bisogno di condividere con il pubblico allargato e trovare altre persone che ci sostengano.

 

Nel corso della serata racconteremo i punti fondamentali dell'iniziativa e quali obiettivi ci si propone in particolare come cittadini ferraresi e bolognesi.

 

  

Gruppo cittadini Economia Ferrara Bologna e Comitato promozione Moneta Positiva





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MORTE EKBERG. MARINO: "SCOMPARE GRANDE ATTRICE. UNA ICONA DI ROMA"

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"Con la scomparsa di Anita Ekberg, il cinema perde una grande attrice e Roma perde una icona della città, una immagine della Capitale che è negli occhi di tutto il mondo. La sua morte suscita il mio cordoglio e addolora anche tutti i romani. Con Fellini e Mastroianni ci ha regalato uno dei film più belli della cinematografia, non solo italiana, del secondo Novecento. Donna e attrice bellissima arrivò a Roma dalla Svezia e ci è sempre rimasta. Ci mancherà". Lo dichiara in una nota il sindaco di Roma, Ignazio Marino.

 




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Milano, Roma, Napoli: pasti e posti letto per le persone senza dimora

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Fino al 1° febbraio 2015: SMS solidale al 45506

 

Milano, Roma e Napoli: Progetto Arca offre ogni giorno

2.500 pasti caldi e 1.000 posti letto alle persone senza dimora

 

In particolare per le donne in condizione di disagio, le Unità di Strada distribuiranno nelle tre città 600 kit di biancheria, abiti e igiene personale

 

 

Milano, Roma e Napoli sono le tre città in cui è attiva Fondazione Progetto Arca onlus, che da 21 anni opera a livello nazionale per fornire un primo aiuto e favorire l'integrazione sociale di coloro che versano in uno stato di grave indigenza ed emarginazione, in particolare le persone senza dimora.

 

45506è il numero di SMS solidale con cui, dal 5 gennaio fino al 1° febbraio, è possibile donare 2 euro per permettere a Progetto Arca di continuare nel suo impegno quotidiano di offerta di pasti caldi e posti letto alle persone senza dimora che ne hanno bisogno per sopravvivere.

Nel periodo dell'anno in cui le temperature raggiungono i minimi gradi, Progetto Arca intensifica le azioni di sostegno e i servizi dedicati ai meno fortunati mettendo a disposizione ogni giorno 1.000 posti letto nei sette Centri di accoglienza milanesi e 2.500 pasti caldi (distribuiti all'interno dei Centri e attraverso le sei Unità di Strada presenti a Milano, Roma e Napoli).

Per gli ospiti dei Centri, Progetto Arca mette inoltre a disposizione diversi servizi di integrazione, tesi a offrire occasioni di riscatto anche a coloro che sembrano più scoraggiati. Orientamento per la ricerca di un'abitazione, redazione di curricula per il lavoro, avvio di contatti per consulenze legali gratuite, iscrizioni alle biblioteche cittadine e a corsi di italiano sono alcuni esempi.

 

In particolare per le donne in condizione di estremo disagio e senza dimora, Progetto Arca distribuisce nel mese di gennaio nei Centri di accoglienza e attraverso le Unità di Strada 600 pacchi contenenti biancheria intima, abiti di diversa pesantezza e kit per l'igiene personale (contenente bagnoschiuma e shampoo, spazzolino e dentifricio, un asciugamano). L'iniziativa è resa possibile dalla collaborazione con l'associazione Humana People to People onlus, che nei mesi scorsi ha raccolto abiti usati in buono stato donati da migliaia di donne italiane.

 

progettoarca.org

 




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Luigi Palamara
Giornalista, Direttore Editoriale e Fondatore di MNews.IT
Cell.: +39 338 10 30 287
il Corriere dell'Informazione 
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